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“Sorridere insieme”: il progetto di clownterapia delle RSA del Consorzio San Raffaele

20 Gennaio 2014

Spettacoli, giochi di prestigio, sketch e gag umoristiche, palloncini, origami e un naso rosso: questi gli ingredienti del progetto di clownterapia “Sorridere insieme” attuato presso le RSA del Consorzio San Raffaele di Ostuni, Torricella e Crispiano.

L’iniziativa ha coinvolto tre gruppi di pazienti, di età media di 82 anni: ospiti con diagnosi di decadimento cognitivo grave ed associate turbe comportamentali; ospiti con diagnosi di decadimento cognitivo lieve-moderato ed associati lievi disturbi della sfera emotivo-comportamentale; ospiti con depressione lieve-moderata del tono dell’umore.

La durata complessiva del progetto è stata di sei mesi, da marzo a settembre 2013 (con un’interruzione nel mese di agosto) per un totale di 20 incontri. Ogni incontro è stato realizzato da due/tre clown con la supervisione di un educatore nel ruolo di osservatore e facilitatore nella relazione clown-paziente. È stata creata anche una “Posta del sorriso”, come invito libero per ogni ospite, ma anche familiari ed operatori, a scrivere poesie, biglietti di ringraziamento, richieste o racconti.

L’obiettivo dell’iniziativa era quello di intervenire sia sulla dimensione cognitiva che su quella affettiva, comportamentale e relazionale. L’esperienza ha dato esiti particolarmente positivi, confermando le aspettative: in modo graduale, gli incontri hanno dato agli ospiti la possibilità di riscoprirsi quali persone ancora capaci di gioire, al di là della malattia, dell’età e del disagio emotivo; l’opportunità di beneficiare di momenti di distensione, ritrovando nel contatto diretto con i clown uno stimolo sensoriale ed emozionale positivo che ha appagato i bisogni, spesso inespressi ma percepibili, di affetto, calore e comprensione.

Il generale aumento del benessere psico-fisico è stato inoltre positivamente apprezzato dalla maggior parte degli operatori e dei familiari, che hanno descritto l’esperienza come utile e piacevole, vista come una ulteriore attenzione rivolta al paziente, che rafforza il più ampio processo di umanizzazione delle cure.