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Stato vegetativo, grazie al San Raffaele nuovo metodo per la prognosi

1 Novembre 2010


Un nuovo metodo per la prognosi dei pazienti in stato vegetativo, basato sull’analisi non lineare del tracciato EEG, è stato messo a punto da un gruppo di ricerca tutto italiano coordinato da Marco Sarà, responsabile dell’Unità Operativa di Neuroriabilitazione Alta Specialità del San Raffaele di Cassino.

Alla ricerca hanno partecipato anche il Campus Biomedico di Roma, l’Università La Sapienza di Roma, l’Università de L’Aquila e l’IRCCS San Raffaele Pisana.  

Lo studio, che ha coinvolto 38 pazienti e 40 soggetti di controllo, sarà pubblicato a breve su Neurorehabilitation & Neural Repair.
L’ipotesi di Sarà e dei colleghi (fra loro Francesca Pistoia, Patrizio Pasqualetti, Fabio Sebastiano, Paolo Onorati e Paolo M. Rossini) è che lo stato vegetativo persistente costituisca il risultato di uno squilibrio delle reti neuronali diffuse.

“Secondo questo approccio sarebbe possibile affermare qualcosa anche riguardo circuiti non ancora identificati (ghost network) – ci spiega Marco Sarà – dal momento che un elevato grado di isolamento funzionale implica che nessun circuito esteso sia comunque in grado di funzionare”.
Questo significa che negli stati vegetativi, la “monotonia” prenderebbe il posto della “naturale imprevedibilità” del sistema. Proprio questo cambiamento, se misurato opportunamente, può rivelarsi un efficace strumento per prevedere l’evoluzione delle condizioni del paziente.

L’applicazione dell’analisi non lineare ai segnali EEG (tecnica di indagine non invasiva, non eccessivamente costosa, ampiamente disponibile e di agevole applicazione clinica rispetto ad altri strumenti diagnostici) ha consentito all’equipé di Sarà di discriminare non solo fra pazienti e controlli sani, ma anche fra pazienti in stato vegetativo persistente e pazienti in stato vegetativo che recuperano.