News > Tecnologie assistive, l’hi-tech al servizio dell’uomo
Fare una telefonata, selezionare le parole e le frasi da dire e intraprendere una conversazione con un amico. Attività banali che caratterizzano la nostra vita quotidiana, ma che per alcuni soggetti diventano dei veri e propri scogli da superare.
Si tratta di pazienti con gravi disabilità (Sla, post-ictus), demenza e disordini della coscienza. Le persone con una vasta compromissione neuro-motoria e la mancanza di parola a seguito di gravi danni neurologici, rimangono infatti dipendenti in larga misura dal caregiver per le funzioni della vita di tutti i giorni, tra cui l’occupazione del tempo libero e la comunicazione.
Presso le RSA San Raffaele Alberobello, Modugno e Locorotondo è da tempo stato avviato un progetto che applica programmi tecnologici-assistiti al fine di fornire agli ospiti un efficace strumento per assicurare la valorizzazione delle capacità residue e per sopperire a delle “mancanze” che non permettono lo svolgimento in autonomia di alcune attività quotidiane.
La tecnologia al servizio dell’uomo, dunque. Un progetto reso possibile anche grazie alla cooperazione con il Prof. Giulio Lancioni dell’ Università di Bari e che ha attirato l’attenzione di un illustre esperto di fama internazionale nel campo della disabilità, Peter Sturmey, Professore di Psicologia presso il Queens College and the Graduate Center, City University of New York. Il giorno 16 ottobre Sturmey sarà infatti in visita presso l’RSA San Raffaele Alberobello, al fine di prendere atto degli interventi riabilitativi effettuati presso il SR e di mostrare quelli svolti presso il Centro newyorkese.
«Lo scopo dichiarato», spiega il Prof. Luigi Addante, Coordinatore Sanitario del Consorzio San Raffaele, «è quello di sfruttare al meglio le capacità plastiche e riadattive del cervello visto come sistema modulare nel quale i moduli “sani” imparano a sostituire quelli non più utilizzabili: uno straordinario esempio di modificabilità dell’essere umano».
«Nello specifico presso l’RSA San Raffaele Alberobello», continua Addante, «attualmente sono coinvolti nel progetto 6 pazienti con Alzheimer grave: i loro programmi hanno l’obiettivo di favorire l’attività fisica e un tono dell’umore positivo attraverso tecnologie che associano vari movimenti del corpo con la stimolazione ambientale preferita. Il programma è inoltre rivolto a 3 pazienti post-comatosi: essi gestiscono l’accesso a varie forme di stimolazione e comunicazione attraverso piccoli movimenti delle mani o della bocca».
L’obiettivo generale è quindi quello di migliorare la qualità di vita del soggetto, favorendo l’autodeterminazione nella gestione dell’ambiente e il coinvolgimento attivo nelle attività proposte.