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Terapia del dolore, una ricerca dell’IRCCS San Raffaele scopre il meccanismo della tolleranza alla morfina

26 Novembre 2007

Sarebbe nei radicali liberi la chiave per regolare la tolleranza alla morfina. Lo rivela una ricerca condotta dall’ IRCCS San Raffaele in collaborazione con l’Università di Saint Louis, la Facoltà di Farmacia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e l’IRCCS Mondino-Università Tor Vergata e pubblicata sulla rivista The Journal of Clinical Investigation. “Nostre precedenti ricerche hanno consentito di appurare che i radicali liberi fungono da mediatori del dolore”, spiega la dottoressa Carolina Muscoli, ricercatrice presso l’Istituto di via della Pisana, che ha lavorato allo studio sulla tolleranza al farmaco insieme alla Professoressa Daniela Salvemini ed al Professor Vincenzo Mollace. “Prevenendo con antiossidanti lo sviluppo dei radicali liberi – prosegue la dottoressa – è dunque possibile migliorare la tolleranza alla morfina nei pazienti sottoposti a terapia cronica”. L’assuefazione al farmaco nel corso del trattamento dipende in particolare dalla formazione di una molecola, il perossinitrito, che è poi anche in parte responsabile di alcuni degli effetti collaterali della morfina stessa. Nel  corso della terapia, il paziente è costretto ad assumere dosi via via crescenti per ottenere lo stesso effetto analgesico. La sperimentazione su topolini ha consentito di appurare che, calmierando la formazione di perossinitrito con antiossidanti, gli animali non vanno incontro ad assuefazione all’oppiaceo. “Questo risultato – continua la dottoressa Muscoli – rappresenta un importante passo in avanti nella terapia del dolore, perché permette di evitare di innalzare le dosi del farmaco per placarlo nel corso del trattamento”. Dosi crescenti comportano infatti l’aumento degli effetti collaterali, come eccesso di sedazione, problemi respiratori, costipazione, ridotta attività fisica, rischio di sviluppare farmacodipendenza.Lo studio dell’IRCCS San Raffaele apre dunque importanti scenari nella terapia del dolore e nelle cure palliative per pazienti cronici. “Ci auguriamo di poter passare presto ad una successiva fase di ricerca, che consenta di verificare l’efficacia degli antiossidanti nella prevenzione dello sviluppo dei radicali liberi anche per l’uomo”, conclude la ricercatrice.